Il numero delle donne che ricoprono posizioni di vertice all’interno delle aziende è in costante crescita: si tratta, come emerge dall’ultimo rapporto Donne Manageritalia 2020, di un trend di lungo termine che non è stato scalfito neanche dalla crisi finanziaria.

Dal 2008 al 2019, infatti, la percentuale di donne manager nel settore privato è aumentata del 49%, a fronte di un calo del 10% degli uomini.

A fare carriera sono anche le più giovani: tra i dirigenti, secondo i dati Inps, il 18,3% del totale è di sesso femminile, una quota che sale al 28% tra le under 40 e al 32,3% tra le under 35.

La crescita del numero delle dirigenti “è uno spiraglio importante di fronte al calo delle donne occupate, anche di quelle in posizioni cognitive altamente qualificate”, ha osservato Luisa Quarta, coordinatrice del gruppo Donne Manager di Manageritalia. Speriamo che serva a trascinare tutto il mondo del lavoro verso un maggior spazio al merito e quindi alle professionalità femminili”.

Da donna e da imprenditrice mi piace sempre parlare delle donne che arrivano a ricoprire ruoli di vertice o riescono a spiccare rispetto agli uomini. E ho notato che anche dopo la pandemia sono sempre più le posizioni di alto livello, in tutti i settori economici, occupate da dirigenti di sesso femminile.

Le donne hanno in media migliori capacità organizzative rispetto agli uomini, e con la pandemia queste caratteristiche sono state ulteriormente evidenziate: riescono infatti contemporaneamente a lavorare e a gestire la casa e i figli, e questo ha consentito loro di riuscire a emergere più facilmente da questo periodo e continuare la loro attività. Purtroppo in molte hanno perso il lavoro a causa del covid, ma chi è riuscita a mantenere l’occupazione si è mostrata più capace di ricollocarsi e riorganizzarsi.

Gli esempi sono tanti: in un’azienda come Svicom, che si occupa di consulenza nell’ambito del real estate, con particolare riferimento ai centri commerciali, il numero delle dipendenti ultimamente ha superato quello degli uomini. Il nuovo direttore generale è una donna, Letizia Cantini, come la responsabile della parte tecnica, Chiara Mattei: si tratta di ruoli che in passato erano quasi sempre occupati da figure maschili.

Posso citare poi una grande imprenditrice, Marina Salamon – presidente di Doxa, Connexia, Altana e altre realtà – che rappresenta per me una fonte di ispirazione: ogni giorno pubblica sulle sue pagine social post sulle donne e il loro ruolo nell’imprenditoria. E anche il settore della consulenza finanziaria è ricco di storie di successo al femminile: come quella di Maria Luisa Gota, AD di Fideuram Vita, o l’esperienza della collega Michela Lodigiani, che da sempre lavora sulla consapevolezza femminile nel mondo degli investimenti e ha lanciato nel 2019 Ipazia, un progetto dedicato proprio alle donne imprenditrici e consulenti.

Nel mio ambito lavorativo le donne sono presenti in numero inferiore rispetto agli uomini, ma i loro risultati, almeno per quanto riguarda la mia mandante, sono spesso di gran lunga superiori. Anche in momenti drammatici, in cui molti colleghi si sono “seduti”, le consulenti sono infatti riuscite ad andare avanti e a ottenere risultati. Inoltre, le professioniste sono sempre più disposte ad aggiornarsi, seguendo corsi e progetti di formazione.

Un’altra caratteristica prettamente femminile è la tendenza alla competizione: le donne puntano maggiormente a emergere e a lottare per dimostrare il loro valore. La strada per le lavoratrici è però sempre in salita: la donna, soprattutto nel nostro Paese, deve ricoprire più ruoli all’interno del gruppo sociale a cui appartiene. Si tratta di un problema culturale:

fatichiamo di più rispetto agli uomini per raggiungere posizioni di vertice perché abbiamo più impegni e diversi ruoli da svolgere, il che vale specialmente per le professioniste con figli.

Nella cultura italiana la visione dominante è ancora quella della madre di famiglia, la persona a cui viene demandato il compito di gestire e organizzare la casa: questo vale anche per chi non ha figli, anche nelle coppie o nelle situazioni di condivisione come le case di studenti. Si tratta di una questione di mentalità che è difficile da cambiare.

Per questo motivo, anche nel settore della consulenza finanziaria le donne possono portare con sé un valore aggiunto che le rende più competitive nei confronti dei colleghi uomini, tra i quali ci sono ovviamente ottimi professionisti. La donna ha dalla sua un istinto più spiccato, e si mette continuamente in discussione, si aggiorna: dovendo costantemente dimostrare di essere all’altezza del suo ruolo, lavora per ottenere una preparazione sempre maggiore.