Innanzitutto si pensa a come preservare azienda, dipendenti e capitale. La continuità aziendale è tutto, e non è garantito che gli eredi ne siano in grado. Problemi comuni alle grandi famiglie, che diventano più complessi quando i gruppi industriali sono molto strutturati e gli eredi, giunti magari alla quarta generazione e oltre, sono un battaglione (circa 200 quelli del senatore Giovanni Agnelli, una novantina gli azionisti attuali della Sapaz; sessanta i discendenti di Salvatore Ferragamo; figli di tre madri diverse i fratelli Del Vecchio, tanto per fare qualche esempio).

Anche il passaggio tra padre e figlio, quando si è alla prima generazione e la governance dell’impresa non è ancora perfettamente rodata può presentare complicazioni notevoli.

Non esiste uno strumento legale ad hoc per favorire la successione in azienda. Alcuni strumenti (ad esempio il trust) funzionano, in parte, come veicolo di trasmissione della proprietà, ma non risolvono il problema della successione in azienda. Altri, ad esempio i patti di famiglia hanno una tenuta legale debole e non sono idonei in situazioni familiari articolate e, magari, conflittuali. Le holding di famiglia, invece, favoriscono l’unità di comando ma ingessano l’operatività del gruppo nel caso di dissidi familiari o di discontinuità esterne alla famiglia. Insomma, blindare l’eredità e far prosperare l’azienda rischia di essere complicato.

Un tempo si sceglieva la società in accomandita, la sapa, in cui i diversi rami aziendali condividevano il controllo della società operativa.

FAMIGLIA AGNELLI
Il caso più celebre è quello dell’accomandita Giovanni Agnelli & c., che hanno adottato il modello Henry Ford. Il 25 luglio 2016 John Elkann (che il nonno Gianni detto l’Avvocato, aveva posto al vertice della piramide), ha informato che dopo la Fiat Industrial, confluita nella Case New Holland, la Fiat-Chrysler e la Ferrari, emigrano in Olanda anche Exor, cioè la holding finanziaria dell’intero gruppo e la Giovanni Agnelli & C, società in accomandita per azioni, in breve la cassaforte di famiglia. Exor diventa una spa olandese e l’altra una BV, Besloten Vennotschap, cioè l’equivalente di una nostrana srl, società a responsabilità limitata. Resta in Italia la Dicembre dei due fratelli John e Lapo Elkann, che detiene il 33% della nuova BV. Intanto, la Giovanni Agnelli & C. cambia anche statuto. La nuova carta prevede che per l’approvazione di una delibera del consiglio di amministrazione su qualsiasi atto di vendita o trasferimento di azioni Exor, non sia più necessario avere almeno il 51 per cento del capitale. Dunque, perdere la maggioranza delle azioni non è tabù a patto di continuare a mantenere la maggioranza dei diritti di voto. Exor Nv adotterà in Olanda, dove ciò è consentito, un meccanismo speciale, attribuendo cinque diritti di voto per ogni azione posseduta da quei soci che deterranno le quote per almeno cinque anni; e 10 diritti di voto per chi le terrà più a lungo. Per vie diverse e più tortuose, insomma, si arriva allo stesso obiettivo dei Ford: il massimo del comando con il minimo esborso di denaro. Gli Agnelli, a partire soprattutto dagli anni Settanta, hanno controllato la Fiat con un grande effetto leva: in media un euro di capitale proprio ogni 13 euro conferiti dagli azionisti di minoranza. Ma non sono gli unici.

FAMIGLIA DE BENEDETTI
In questo caso il percorso di successione nella Cofide-Cir è iniziato nel 2009 con le dimissioni di Carlo De Benedetti dalla presidenza delle due holding; la successione si è conclusa quando Carlo ha ceduto gratuitamente il controllo del gruppo, detenuto tramite la Carlo De Benedetti & Figli Sapa, ai tre figli Rodolfo, Marco ed Edoardo. A seguito del passaggio generazionale, la ex accomandita è stata rinominata Fratelli De Benedetti e trasformata in società per azioni, al 100% di Rodolfo, Marco ed Edoardo.

FAMIGLIA BENETTON
Al vertice del ramificato gruppo c’è Edizione (una srl), controllata da quattro società (due spa e due srl) al 20% ciascuna, una per fratello; i quattro fratelli a loro volta controllano il 5% ciascuno di Edizione, a titolo personale.
Il gruppo ha previsto che nel caso in cui qualcuno voglia uscire dalle società a monte di Edizione debba offrire i titoli in prelazione al proprio ramo familiare, successivamente agli altri parenti (in proporzione) e solo alla fine all’ esterno, ma i nuovi azionisti devono avere il gradimento di 3 fratelli su quattro.

FAMIGLIA SILVIO BERLUSCONI
In questo caso il Cavaliere ha scelto di costituire quattro holding, tutte in forma di società per azioni, che controllano   ancora saldamente la Fininvest, di cui ha il 61,2%.
I figli di primo letto, Marina e Pier Silvio, hanno a testa una quota della holding pari al 7,65% attraverso due società per azioni, mentre Barbara, Eleonora e Luigi hanno una quota complessiva del 21,4% riunita in un’unica spa: un assetto deciso una decina di anni fa, prima del divorzio da Veronica Lario.