La saga della famiglia “Esselunga” continua dopo la morte di Bernardo Caprotti nel 2016, le cui ultime volontà sono state di nominare come suoi eredi principali la moglie Giuliana Albera e la figlia Marina Sylvia

Anche nel mio libro “Crederci e costruire” ho dedicato qualche paragrafo all’eredità dei Caprotti finita in una “saga patrimoniale”, dove i figli di primo letto Giuseppe e Violetta nel 2012 avevano contestato al fondatore la decisione di riprendersi il 70% delle azioni, dopo averle intestate interamente a loro nel 1996.

Poi, a far più scalpore e notizia è stata la proficua donazione di 75 milioni di euro, alla segretaria Germana Chiodi. La fedele collaboratrice che ha maturato una pensione da dirigente e mantiene un contratto da consulente con Esselunga, aveva in passato già avuto donazioni per 10 milioni di euro a cui si aggiungono due quadri valutati da Sotheby’s i 200 mila euro l’uno.

Prima di morire il noto imprenditore ha diviso tutti i suoi beni con cura, come curava i suoi supermercati, con lo scopo di evitare “ulteriori contrasti e pretese”, consentendo inoltre a tutti i suoi familiari (anche ai suoi due nipoti Fabrizio e Andrea, figli del fratello minore Claudio) di vivere in pace e in modo “dignitoso”. Ma in realtà il testamento non è altro che una prova di quanto le divisioni e le differenze delle posizioni familiari siano così profonde.

La decisione di rivedere la prima versione dell’eredità risale a luglio 2010, quando Caprotti licenzia Paolo De Gennis, vice presidente di Esselunga e storico manager fin dalla gestione Rockfeller. L’uscita di De Gennis, arrivata dopo che l’imprenditore aveva cacciato il figlio Giuseppe, fa deflagrare anche il litigio con la prima figlia Violetta, che fino ad allora era rimasta al suo fianco.

La famiglia si spacca, e Bernardo decide di nominare come sue uniche eredi universali la figlia Marina e la seconda moglie Giuliana che ottengono il controllo del Supermarket italiani, la holding che controlla il gruppo della grande distribuzione, ed il 55% della Villata, immobiliare che raccoglie uffici, magazzini e supermercati. I figli Giuseppe e Violetta, invece, si spartiscono il restante 30% di Esselunga e il 45% dell’immobiliare. Ma in questi mesi Giuliana Albera Caprotti e la figlia Marina sono pronte a prendersi il 30% di Esselunga non ancora in loro possesso e in mano ai due citati, in quanto il prezzo d’acquisto verrà determinato da terze parti indipendenti. Si suppone che una parte rilevante del prezzo d’acquisto potrebbe essere finanziata attraverso il ricorso al debito.

Pertanto una volta liquidati Violetta e Giuseppe, Giuliana Albera e Marina avranno mano libera nel decidere il futuro di Esselunga. Tra le opzioni allo studio c’è la quotazione in Borsa, ma anche la possibile cessione a un investitore.

Il gruppo ha chiuso il primo semestre 2018 con 3,8 miliardi di euro di ricavi netti (da 3,75 miliardi nel primo semestre 2017) e un debito rettificato di 407,8 milioni e un debito finanziario netto di 724 milioni dopo aver chiuso il 2017 con 7,75 miliardi di euro di ricavi e un debito finanziario netto di 847,5 milioni.