La questione dell’imposta di successione nel nostro Paese è un tema caldo anche se poco percepito. Agli inizi degli anni 2000 l’imposta venne ridotta nel periodo del governo D’Amato (anno 2000). Nel 2001 venne abolita dal governo Berlusconi e poi nel 2006 fu reintrodotta da Prodi sebbene con aliquote più favorevoli. L’attenzione della parte politica verso questo aspetto è rimasta sempre molto viva nel corso degli anni, tant’è che ripetutamente gli organi di stampa parlano di modifiche alla normativa attualmente in vigore.

C’è una proposta di legge, la n. 2830, che risale addirittura al 20 gennaio 2015 e che fu presentata dai deputati di Sinistra Italiana. Alla base di questa proposta c’è la volontà di lasciare delle imposte agevolate per i trasferimenti di valore medio o medio basso a cui si contrappone un rialzo delle aliquote per i trasferimenti di valore più elevato.

Guardiamo i numeri di questa proposta: la franchigia che attualmente è di 1 milione di euro sarebbe ridotta a 500.000 euro e contemporaneamente sarebbe innalzata

l’imposizione fiscale dal 4% al 7% per il coniuge e i parenti in linea retta, dal 6% al 8% per i fratelli e le sorelle, dal 6% al 10% su tutto il valore ereditato per i parenti fino al IV° grado e affini in linea retta e dall’8% al 15% su tutto il patrimonio ereditato da altri soggetti. Inoltre un comma aggiuntivo della proposta medesima prevede che per i trasferimenti di beni di valore superiore ai 5 milioni di euro le aliquote vengano triplicate:

coniuge e figli 7%21%

fratelli e sorelle 8%24%

parenti fino al 4° e affini 10%30%

in linea retta tutti gli altri eredi 15% 45%

Le stesse modifiche riguardano l’imposizione fiscale sulle donazioni.

Successivamente metterò in evidenza alcune caratteristiche della tassazione negli altri paesi europei, ma volevo già anticipare che in questi paesi le soglie di esenzione sono molto più basse e nello stesso tempo le aliquote molto più elevate.

Si stima che una riforma della tassazione in Italia garantirebbe all’Erario un gettito di 10 miliardi di euro.

Per quanto tempo ancora l’Italia potrà permettersi di non mettere mano alla revisione delle aliquote in caso di successione?

Sebbene ci siano segnali di ripresa economica a livello globale, la crescita in Italia continua a stagnare e anche il Pil rispetto agli altri paesi europei cresce ad un ritmo più lento. Di converso continua a crescere lo stock di debito pubblico.

Ricordiamo anche che l’Italia sta beneficiando della politica monetaria espansiva della Bce. Il Q.E. ha consentito al nostro Paese di collocare debito a tassi molto bassi, se non addirittura negativi per le scadenze più brevi, e ciò ha comportato una diminuzione significativa della spesa pubblica per interessi nel rifinanziamento del debito a carico dello Stato. Ma al momento che il sostegno al debito pubblico garantito dal Q.E. finirà, il costo del debito sarà destinato a salire con effetti negativi sul precario bilancio statale.

E secondo voi dove potrà “pescare” le risorse necessarie lo Stato?

Rispetto agli altri paesi, in tema di successioni, siamo un Paradiso Fiscale. Volendo scherzarci sopra si potrebbe dire che morire in Italia conviene ancora, ma forse non per molto ancora.