Anche nel mondo degli investimenti la sostenibilità è donna: secondo la mia esperienza, infatti, le investitrici prestano più attenzione rispetto agli uomini ai temi legati ai fattori Esg (ambientali, sociali e di governance). Di conseguenza, le donne che investono vanno sempre più spesso alla ricerca di soluzioni che abbiano un impatto positivo sulla società e sul pianeta.
PER LE DONNE LE TEMATICHE ESG SONO PRIORITARIE
I numeri sono eloquenti. Il 77% delle donne che lavorano, risparmiano e investono, considera prioritarie proprio le tematiche Esg, un dato di otto punti percentuali superiore rispetto a quello degli uomini. Le investitrici sono convinte che l’integrazione nel loro portafoglio di investimento di aziende campioni di sostenibilità faccia aumentare i rendimenti.
INVESTITRICI ATTENTE ALLE POLITICHE DI INCLUSIONE
Ma quali società preferiscono le investitrici? La loro attenzione – e quindi buona parte dei loro investimenti – si concentra sulle realtà caratterizzate dalla presenza di programmi contro il gender pay gap – la differenza retributiva tra uomini e donne – e iniziative dedicate alla possibilità di conciliare il lavoro e gli impegni familiari. Inoltre, il 66% delle investitrici preferisce sostenere aziende in cui siano presenti donne nei consigli di amministrazione e in generale nel top management. Per citare uno slogan molto usato: se non ora, quando? Il tempo di una maggiore partecipazione delle donne al mondo economico e finanziario è già arrivato.
ITALIA CAMPIONE EUROPEO DI ECONOMIA CIRCOLARE
In questo momento storico sostenibilità significa anche e soprattutto rispetto per l’ambiente e le risorse naturali. I dati del rapporto GreenItaly 2020 di Symbola e Unioncamere dimostrano che la green economy, nonostante la crisi pandemica, rimane uno dei settori produttivi più promettenti. Molte imprese italiane, a dispetto della difficile situazione generale, non hanno rinunciato a innovare e scommettere sulla sostenibilità ambientale, e il loro impegno ha reso l’Italia il campione europeo nell’economia circolare e nell’efficienza dell’uso delle risorse. Il nostro, secondo Eurostat, è il Paese del Vecchio continente con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti: 79%, il doppio rispetto alla media europea, che è di appena il 39%, e ben al di sopra delle quote registrate da altre grandi nazioni. La Francia è al 56%, il Regno Unito al 50%, la Germania al 43%.
DONNE IN PRIMA LINEA CONTRO IL CLIMATE CHANGE
Le questioni legate al clima e all’ecologia sono al centro dell’agenda politica globale, come provano i tanti summit dedicati al tema, ultima in ordine di tempo la conferenza COP26 di Glasgow. E l’Italia non è rimasta indietro, tanto da aver istituito nell’ambito del governo Draghi un ministero apposito, quello della Transizione ecologica. Al di là delle posizioni ufficiali, però, va sottolineato come anche in questo campo le figure di riferimento siano donne: come le giovani attiviste Greta Thunberg e Vanessa Nakate, che hanno incarnato le proteste di un’intera generazione contro le conseguenze del cambiamento climatico.
LE DONNE GUIDANO UN NUOVO MODO DI FARE IMPRESA
Potremmo definirla una caratteristica innata: è la sensibilità che le donne riescono a portare nel mondo imprenditoriale e nella vita in generale. Per questo motivo l’imprenditoria femminile potrebbe svolgere nei prossimi anni un ruolo determinante nella costruzione di un nuovo modo di fare impresa, più giusto, più sostenibile e più inclusivo.
MODELLI DI SUCCESSO AL FEMMINILE
Dobbiamo esserne consapevoli e non stancarci mai di raccontare i modelli di successo al femminile: il ruolo delle imprenditrici e la loro capacità di creare un impatto positivo sulla società saranno fondamentali nel medio-lungo termine per la ripresa economica post pandemia. Sono molte le aziende guidate da donne che hanno saputo mettere la sostenibilità al centro del loro modello di business: come Orange Fiber, fondata nel 2011 dalle siciliane Adriana Santonocito ed Enrica Arena, che hanno brevettato in collaborazione con il Politecnico di Milano un metodo per realizzare tessuti a partire da un materiale di scarto come le bucce delle arance. Un perfetto esempio di economia circolare e di intuizione imprenditoriale femminile.