Oggi vorrei presentarvi Valentina Picca Bianchi, imprenditrice, CEO della società di catering ed eventi Whitericevimenti srl – e presidente del gruppo donne imprenditrici della Fipe Confcommercio.
Quali sono state le più grandi difficoltà che ha incontrato nel suo percorso di imprenditrice?
Partiamo dal presupposto che le difficoltà le incontrano tutti, a ogni livello, e a maggior ragione chi fa impresa, uomo o donna che sia. Detto questo, anche nel mondo imprenditoriale esiste un evidente gender gap, e le difficoltà maggiori si riscontrano nei rapporti con le risorse interne all’azienda e con i fornitori. Questo è vero in particolare per i settori come quello in cui è attiva la mia azienda, cioè il comparto della ristorazione con logistica: il catering non è solo cibo e bevande, ma è un’attività itinerante che consiste non solo nella produzione di pasti, quanto anche nella realizzazione di eventi.
Nella mia esperienza con i collaboratori interni, le donne dimostrano di saper gestire le risorse umane in maniera più inclusiva, con una maggiore attenzione alla famiglia e alle esigenze dei singoli, e questo è certamente un punto a favore.
Numerose statistiche dimostrano che i team guidati da donne hanno una maggiore resistenza nel tempo, i dipendenti tendono a non abbandonare il posto di lavoro.
Il rovescio della medaglia è proprio legato alle attività che svolgono i dipendenti: quando io mi relaziono con il personale che lavora in ufficio, come gli addetti al commerciale, gli amministrativi, i designer non riscontro particolari problemi.
Diverso è il discorso nel momento in cui parlo con gli operai, gli addetti alla manovalanza, ai trasporti, alla logistica, al facchinaggio: con queste figure si fa più fatica a farsi riconoscere come capo.
La fase più complessa è quella dell’approccio iniziale, anche con i fornitori alimentari che sono quasi tutti uomini. E mi è capitato spesso di sentirmi dire: per spiegare le caratteristiche di un certo prodotto è possibile parlare con lo chef?
C’è stato un momento in cui ha pensato di non farcela?
Solo uno? Non c’è giorno che non mi ponga questa domanda, anche se non proprio in questi termini. Non ho mai pensato di non farcela, se solo lo pensi hai fallito e io non mollo mai. Io ho costruito un’impresa sulla base di una grande passione, quella per il mondo degli eventi, un’attività che ti regala la soddisfazione di aver realizzato qualcosa di bello. Ma fare impresa è diverso, non è solo passione. A volte sento tutto il peso della mia attività ma non ho mai detto: non ce la faccio. L’approccio corretto è sentirsi sempre un pochino inadeguati e mai arrivati: questo fa sì che si mantenga sempre un buon livello di curiosità e un approccio garbato. Senza mai sentirsi la numero uno.
Quali sono le più grandi soddisfazioni che ha avuto come imprenditrice?
La mia vita include famiglia e lavoro: io affermo la mia esistenza nel mondo attraverso la mia opera lavorativa, il mio fare, non solo come moglie, mamma o figlia. Non vengo da una famiglia di imprenditori, ma da bambina mi immaginavo spesso arrivare davanti a un immobile con dei cancelli giganti, che aprivo e nel momento in cui entravo sapevo che era la mia attività. E oggi non c’è giorno in cui io non arrivi in azienda e aprendo il cancello non pensi all’idea che avevo da bambina. La più grande soddisfazione è aver messo in piedi la mia attività: chi fa impresa non lo fa solo per il valore economico di ciò che si produce, ma perché ha una vocazione alla creazione di valore dal punto di vista umano, la creazione di lavoro e relazioni.
Quali sono i vantaggi competitivi dell’essere donna imprenditrice?
Esiste un termine in particolare che secondo me definisce la capacità naturale delle donne di resistere ai momenti di crisi e uscirne migliori, e si chiama “antifragilità”. Non è vero che le donne sono delicate o più deboli fisicamente: abbiamo però una sensibilità differente da quella maschile. Un’altra caratteristica è la determinazione, che appartiene ovviamente anche agli uomini, ma le donne hanno dalla loro parte anche l’inclusività. Le donne nascono predisposte all’inclusività, a portare avanti la vita: tutte queste caratteristiche apportano un enorme valore aggiunto all’attività imprenditoriale.
Perché a suo avviso in Italia le nuove assunzioni e le promozioni privilegiano ancora gli uomini?
Perché viviamo in una storia scritta da uomini e perché spesso a decidere sono gli stessi uomini. Non sono una fautrice delle quote rosa, ma credo che per raggiungere un equilibrio è necessario che esistano delle quote che impongano la presenza femminile. Fino a che non cambieranno i paradigmi sarà necessario adottare questo approccio.
Parliamo di numeri e finanza. Si trova a suo agio in questo mondo o c’è chi se ne occupa per lei?
Non avevo competenze specifiche in questo ambito, ma nel tempo le ho dovute sviluppare perché, come dicevamo prima, l’impresa non gira solo intorno alla passione. La mia fortuna è stata di incontrare nel sistema bancario due donne alle quali ho potuto spiegare tranquillamente di non possedere competenze specifiche, ottenendo in cambio il loro supporto.
I consulenti fanno il loro lavoro, ma ritengo comunque necessario che un imprenditore abbia una conoscenza di base di tutte le materie che servono alla sua attività. Non è possibile affidarsi agli altri e basta, bisogna comunque provvedere alla propria formazione. Le ragazze e le donne devono prendere confidenza con i numeri e sviluppare competenze finanziarie, così come dall’altro lato il mondo finanziario deve rendersi più accogliente verso chi fa impresa al femminile.
Un consiglio alle donne che stanno leggendo questa intervista…
Grazie al mio ruolo in Fipe mi capita spesso di parlare alle giovani donne: abbiamo avviato una serie di incontri nelle scuole superiori, soprattutto nelle quarte e nelle quinte, durante i quali spieghiamo alle ragazze che una donna può essere un’ottima imprenditrice, e che fare impresa è possibile. Molte donne amano definirsi “multitasking”, ma spesso le prime a non esserne consapevoli sono le donne stesse. Invece è importante sapere che organizzandosi è possibile fare tutto. Una donna che fa impresa è anche una brava madre, perché i suoi figli sviluppano presto l’autonomia e imparano a stare al mondo. È faticoso, ma tutto ciò che vale la pena ottenere costa fatica. E anche alle donne meno giovani tengo a ricordare che non è mai troppo tardi per mettersi alla prova e dimostrare a se stesse che si può.